giovedì 18 giugno 2015

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Antieconomico per chi?
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Cosa significa «danno antieconomico»? Significa che se la vostra auto vale duemila euro e, in seguito ad un incidente, è necessario un intervento di riparazione che comporta un costo più alto di tale valore, la compagnia di assicurazione vi risarcirà il primo, non il secondo.
Sul danno antieconomico (ma sarebbe meglio dire «riparazione antieconomica») si aprono spesso discussioni in sede di trattativa per la liquidazione. Il problema ruota attorno alla demarcazione del confine tra «economicità» ed «antieconomicità» della riparazione.
Non è infatti solo una questione matematica: il ragionamento e i criteri di valutazione devono infatti essere più ampi del solo confronto tra valore del veicolo e costo di riparazione! Se infatti consideriamo che, in caso di rottamazione del veicolo la cui riparazione è antieconomica, sussistono in capo al danneggiato una serie di voci ulteriori di spese necessariamente da risarcire (principalmente il bollo non goduto, la nuova immatricolazione, il costo di rottamazione) potremo facilmente constatare come l’antieconomicità della riparazione non possa essere l’unico parametro in base al quale determinare se il debitore debba risarcire in forma specifica (ovvero pagando il costo di riparazione) o per equivalente (cioè fornendo al danneggiato il valore del bene).
Lo sfortunato proprietario, inoltre, difficilmente potrà dirsi soddisfatto del risarcimento del valore di mercato della sua auto, perché se ne aveva una cura certosina, sottoponendola a manutenzione e controlli frequenti, magari utilizzandola con parsimonia, potrebbe incontrare non poche difficoltà nel reperire un’auto che possa considerarsi una degna sostituta.
Non dobbiamo poi dimenticare che quando la compagnia di assicurazioni decide che non vale la pena risarcire la riparazione del veicolo in quanto antieconomica, magari in maniera pretestuosa, c’è un altro soggetto che ci rimette: il carrozziere, che non è messo nelle condizioni di svolgere il suo lavoro o è costretto a fare i salti mortali per svolgerlo senza sforare il valore dell’auto, obbligandosi a svilire un intervento di riparazione a regola d’arte per sottostare alla rigorosa logica matematica della compagnia.
Vale la pena inoltre considerare come, paradossalmente, il criterio dell’antieconomicità utilizzato per stabilire se sia più equo pagare il valore del veicolo o la riparazione si ripercuota in maniera certamente negativa sul patrimonio del danneggiato il quale, non trovando sul mercato un’auto paragonabile alla propria per chilometraggio, manutenzione, usura, ecc., si veda costretto suo malgrado ad acquistarne una nuova, andando incontro di fatto ad un esborso economico (anzi, antieconomico!) che non aveva programmato né voluto. 

Così oltre al danno, pure la beffa!